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Fotografia pubblicitaria

Digital art e retorica visiva: Anafora

By 26 Novembre 2017 Marzo 12th, 2019 No Comments

Oggi terminiamo il nostro viaggio nelle figure retoriche che un digital artist può utilizzare nei suoi lavori. Dopo metafora, iperbole, personificazione e sineddoche, l’ultima figura che analizzeremo è quella dell’anafora.

Anche il termine anafora deriva dal greco, da anaphorà, ripresa. Si tratta di una figura retorica che consiste nella ripetizione di un elemento all’inizio della frase. Si può trattare di espressioni o di singole parole, e il senso della ripetizione è rafforzativo. Sottolineare ripetutamente un concetto è infatti utile non solo a fissarlo nella memoria, ma a dare al discorso che stiamo facendo maggiore enfasi e a mostrare chiaramente quale è il punto sul quale soffermarsi.

 

Anche se si tratta di una figura molto semplice, prima di mostrare l’utilizzo che un digital artist può farne sarà forse utile fare un paio di esempi del suo utilizzo linguistico. Al di là dell’uso quotidiano, possiamo reperire molto facilmente delle anafore anche, per esempio, nei testi di canzoni. Avete presente “Acqua azzurra, acqua chiara”, il ritornello della famosa canzone di Battisti? È un’anafora! E ancora, “Chi vive in baracca, chi suda il salario, chi ama l’amore e i sogni di gloria eccetera eccetera”? Praticamente gran parte delle strofe di “Ma il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano è composto da anafore. Al di là delle canzoni, un utilizzo chiaro c’è anche in poesia. Faccio solo un esempio, perché il concetto dovrebbe essere chiaro: “S’io fossi foco” di Cecco Angiolieri è composta da numerosissime anafore.

Ora, un digital artist cosa se ne può fare di un’anafora? Beh, un’agenzia pubblicitaria che voglia realizzare una campagna comunicativa può utilizzare fotografie come quelle degli esempi che sto per proporvi.

Esempio n°1

Analizziamo la fotografia. Ho scelto questa foto, anche se non bellissima, perché l’utilizzo dell’anafora è talmente chiaro da essere quasi manualistico. Si tratta della pubblicità di un noto marchio di abbigliamento sportivo, famoso innanzitutto per le sneakers, che sono appunto il prodotto qui pubblicizzato.

 

Perché si tratti di un’anafora, è evidente. Il prodotto è riprodotto una sola volta, ma in un contesto particolare: circondato, cioè, da delle tartarughe. Le tartarughe sono proprio l’elemento dell’anafora: il direttore artistico ha scelto di rappresentarle in un ipotetico spazio espositivo – un negozio di scarpe o articoli sportivi – ripetendole anaforicamente e con funzione simbolica. Esse infatti sono poste in opposizione alle scarpe da corsa pubblicizzate e rappresentano gli eventuali concorrenti. Ciò che questa immagine ci dice è che qualunque altro articolo, al paragone, risulta lento, pesante, come una tartaruga!

Passiamo a un’altra fotografia.

Esempio n°2

Si tratta della pubblicità di un fuoristrada, prodotto da una nota casa di auto di questo genere. Il fuoristrada è riprodotto come terzo elemento di una serie, anche se gli altri due elementi non sono propriamente delle automobili! L’agenzia pubblicitaria ha deciso di riprodurre, dopo l’immagine di due ippopotami che emergono da un pantano, quella del fuoristrada che fa la stessa cosa. Il messaggio è così chiaro che non ha bisogno di parole: con un’auto del genere non solo potrete attraversare tutti gli ambienti, anche quelli più impervi, ma potrete farlo con la naturalezza con cui lo fanno gli animali che, in questi ambienti, sono nel proprio habitat naturale. Davvero geniale, e poi gli ippopotami sono animali che suscitano simpatia, il che rende l’immagine e, per proprietà transitiva, la pubblicità, piacevoli a vedersi!

Oggi terminiamo dunque l’elenco provvisorio degli strumenti semantici che un digital artist può utilizzare nel proprio lavoro. Si tratta di un elenco provvisorio perché le possibilità da esplorare sono ancora moltissime, ma ho voluto partire da quelle maggiormente diffuse per non appesantire troppo un’analisi che, seppur interessante, almeno al momento mi sembrava più che sufficiente. La cosa importante da ricordare è la stessa di sempre: si possono utilizzare moltissime figure retoriche nel proprio lavoro perché la fotografia, così come la lingua, è una forma di linguaggio e, in quanto tale, ricchissima di potenzialità espressive tutte da esplorare. Il vero talento sta nel non combinare pasticci quando le si utilizza, perché una comunicazione sbagliata può ledere a un prodotto molto più di quanto una comunicazione efficace possa giovarvi. E questo, un digital artist che lavora nel settore pubblicitario, lo sa bene.